La storia del convento e della chiesa
La chiesa e il convento di San Pietro in Oliveto sorgono sul
versante orientale del colle Cidneo, in una splendida posizione
panoramica sulla città di Brescia.
Sin dall'alto Medioevo (VIII-IX secolo circa) questa zona fu
costellata da numerosi edifici di culto, fondati dalle aristocrazie
locali legate alla corte regia longobarda: le indagini archeologiche
effettuate sotto l'attuale struttura conventuale hanno infatti
individuato tracce di un edificio risalente probabilmente all'VIII
secolo.
Sono ancora visibili invece i resti della chiesa basso medievale,
commissionata dagli agostiniani, che qui si erano insediati:
percorrendo la strada a tornanti che sale da via Brigida Avogadro, è
infatti possibile ammirare l'abside romanica della chiesa
originaria, composta da blocchi di pietra ben squadrati, databile al
XII secolo. L'edificio, che è stato successivamente annesso alla
struttura cinquecentesca, era probabilmente ad aula unica, più
piccola dell'attuale, ed era dotato di un campanile a sud e di una
cappella sul fianco nord.
Il toponimo in Oliveto" tutt'ora in uso, è testimoniato già nei più
an tichi documenti che riguardano la chiesa di San Pietro e
deriverebbe dalle rigogliose piante di ulivo che crescevano sul
colle Cidneo, tagliate ai tempi dell'assedio di Brescia da parte dei
milanesi, nel XV secolo. Durante gli scontri, infatti, le strutture
canonicali erano state abbandonate dai religiosi e venivano
utilizzate come postazioni militari.
A seguito di un periodo di decadenza, nel 1437 papa Eugenio IV
assegnò la chiesa e il monastero ai Canonici Regolari di San Giorgio
in Alga,
Congregazione fondata alla fine del XIV secolo sull’omonima isola
veneziana. Anche grazie all'annessione del patrimonio del monastero
di San Pietro in Monte Orsino a Serle, venne costruita una nuova
canonica intorno a un chiostrino, di cui rimangono alcuni resti
vicino all'abside della chiesa. Nel corso del Cinquecento i canonici
recuperarono gli edifici preesistenti, costruirono i chiostri e le
sacrestie, ampliarono la chiesa e la arricchirono con splendide
opere d'arte. Dopo oltre due secoli di splendore, però, per una
serie di ragioni storiche ed ecclesiali, nel 1668 questa
Congregazione venne soppressa da papa Clemente IX.
L'anno successivo, l’intero complesso venne acquistato dai
Carmelitani Scalzi, insediatisi nella zona nord di Brescia qualche
anno prima, nel convento di Sant'Antonino. Grazie ai lasciti di
numerosi benefattori appartenenti all'aristocrazia bresciana, i
figli di Santa Teresa poterono arricchire la chiesa con numerose
opere d'arte dedicate ai Santi riformatori dell'Ordine e operarono
alcune modifiche: l'antico altare cinquecentesco venne trasferito
dietro all'attuale (di fronte al coro) e i fastosi stalli lignei
furono demoliti, forse in osservanza del voto di povertà. Anche
l'organo originario venne venduto e le grandiose ante che ne
chiudevano la facciata furono smontate, separate e collocate sopra i
confessionali.
La prima permanenza dei Carmelitani durò poco più di un secolo
poiché, nel 1797, con la caduta della Serenissima e l'instaurarsi
del Governo Provvisorio della Repubblica Bresciana, il convento
venne trasformato in caserma. La chiesa venne saccheggiata di molte
opere d'arte, delle suppellettili liturgiche e dei preziosi volumi
della biblioteca. Nel 1799 i Carmelitani poterono rientrare in San
Pietro, ma in epoca napoleonica, l'intero complesso venne ceduto al
Seminario vescovile. Per adattare le strutture alle esigenze del
nuovo istituto, vennero creati nuovi ambienti e murati gli archi
delle loggette. Venne concesso in uso al Seminario anche il vicino
convento del SS. Corpo di Cristo e, tra i due edifici, fu eretto un
cavalcavia di collegamento, poi smantellato nel 1874.
San Pietro venne tristemente coinvolto nei moti risorgimentali: subì
una feroce rapina durante le Dieci Giornate (1849) e fu
successivamente adibito a ospedale militare. Nel 1868 venne messo
all'asta e i Carmelitani Scalzi lo acquistarono nuovamente.
Seguirono i lavori di sistemazione fino al 29 giugno 1873, quando il
complesso fu finalmente riaperto per la festa dei Santi Pietro e
Paolo.
Durante la prima guerra mondiale, il convento fu occupato dai
bersaglieri, ma fortunatamente non subì danni. Nel secondo
dopoguerra, sia il convento che la chiesa furono accuratamente
restaurati.
Attualmente è luogo di formazione della Provincia Veneta dell'Ordine
e rappresenta un vivace polo di attrazione per giovani e famiglie
che si ispirano alla ricca spiritualità del Carmelo.
